sabato 20 settembre 2008

l'omino del tempo

Studio guardando dalla finestra una deserta strada di campagna dove le macchine corrono sfrecciando come fossero a Monza, i trattori passano con i loro rimorchi d'uva da mosto e i fumi neri dai tradizionali scarichi verticali. Se non fosse per il silenzio, quasi infinito, crederei d'essere in un film.
Saluto i vicini al loro rientro: vedo le loro facce cupe o i visi tirati, vedo i sorrisi stendersi in un saluto talvolta solare, talora frettoloso.
Sbircio le bici passare, i bambini in corsa tra i richiami preoccupati delle madri, i ciclisti in gruppi vocianti, gli amici scherzosi e disordinati.
Guardo il mondo da uno scorcio di paradiso, in cui il tempo corre e culla ogni evento con la sua andatura continua.
L'ho notato solo un mese fa, tra ematocrito ed uricemia: passa, si ferma a guardare e va via.
Ogni giorno, verso l' una, i nostri sguardi s'incrociano, veloci e malfidenti. Controlliamo la situazione, ognuno il proprio territorio. Un istante per far incrociare i nostri mondi ed esser sicuri che il tempo non abbia cambiato percorso.
Basso, canuto ed occhi fissi, in contrasto con il tremore continuo del corpo.
Il cane non si spaventa, ma non tenta d'avvicinarlo. Mai.
Da un paio di giorni ritarda il suo passo e si ferma più a lungo sotto di me.
Un giorno credo che gli darò un nome, inizia a starmi simpatico: lo chiamerò "l'omino del tempo", come il mio grillo parlante personale.

Solo che non parla: guarda e va.

Nessun commento: