giovedì 24 luglio 2008

capitolo secondo - arrivo 2^ parte

"sì?"
"buongiorno! benvenuta! Io sono Rosetta, l'impiegata dell'agenzia di viaggi con cui ha parlato in questo mese" disse lei cordiale e sorridente. La sua voce, squillante al telefono, appariva ora con un accento stridulo quasi di falsetto. Il sorriso, invece, appariva in tutta la sua radiosità, caldo e sincero dal sole di sicilia.
"buongiorno! non l'avevo riconosciuta, dalla voce non sembrava così giovane" mentì spudoratamente Dafne. Quanti discorsi avevano fatto al telefono, mentre lei guardava i minuti aumentare, insieme alla bolletta. Avevano concordato tutto: era stata una lunga e diplomatica discussione su ogni singolo euro che era disposta a spendere, ma alla fine avevano trovato un accordo dettagliato e soddisfacente per entrambi. Ora temeva solamente che i padroni di casa facessero problemi, ma per ogni evenienza si era portata via il contratto ed un bel po' di energia per far valere le sue ragioni.
"i restanti bagagli le arriveranno i prossimi giorni?" chiese Rosetta prendendole il valigione con estrema facilità e portandoselo verso una sgangherata fiat uno rossa parcheggiata lì vicino.
"no, non ho altri bagagli" rispose quasi stupita della domanda Dafne.
"come?!?!? ha solo questo? solo solo la tenda le occuperà almeno mezza valigia, un'altra mezza il sacco a pelo"
"non ho una tenda: da quanto mi ha detto lei il posto ha ancora il tetto". Era letteralmente spaventata per la situazione in cui si era cacciata. E per di più non aveva un soldo per potersi permettere qualcosa di meglio, o anche solo di diverso.
"beh, sì, ha un tetto: ma non ha porte ed è in aperta campagna. Non avrà freddo?"
E paura? aggiunse tra sè e sè.
"no, non si preoccupi: so che può sembrare strano, ma ci sono abituata"
Come poteva dirle che da piccola passava intere settimane con la nonna nei boschi irlandesi con il solo riparo dei sacchi a pelo e di capannucole in pietre antichissime, sconosciute a tutti tranne che a loro? Non solo non ci avrebbe creduto, ma probabilmente l'avrebbe insospettita qualora le fosse capitato di fare un passo falso.
"Contenta lei. Sicura che non vuole che le cerchi un albergo?" chiese Rosetta tra il curioso ed il preoccupato.
"no, no non si preoccupi" rispose triste. Quanto avrebbe voluto dire di sì, prenotare un albergo, farsi una doccia calda, profumata e dormire in un morbido materasso! Purtroppo però non poteva permettersi questi lussi: non avrebbe avuto soldi per mangiare. Aveva speso tutti i soldi liquidi che aveva in conto e non aveva voluto sbloccare i pochi investimenti che aveva in banca. Aveva deciso ancora tanti anni or sono che quei soldi non li avrebbe toccati per nessun motivo se non l'acquisto di una casa per tutta la famiglia e non aveva intenzione di venire meno al suo impegno, in fondo l'aveva promesso ad un padre conosciuto troppo poco e troppo tardi.
Continuò a ricordare eventi passati, come in un film sconnesso in cui avessero montato le scene senza una sequenza logica, senza senso quasi. Era così la vita? Un insieme confuso di tessere di un puzzle che non si riesce mai a comporre, un disordine di gusti, sapori e profumi che non vengono da nessuna pietanza particolare, ricordi senza senso, senza sequenza?
si risvegliò come da un incubo durato troppo a lungo, trovandosi nella macchina, accaldata, a strapiombo sul mare, metre Rosetta guidava lungo curve a gomito senza quasi poggiareil piede sul freno e senza cintura. Il mare si stendeva come una lingua di blu, circondata da bianco trine di spuma sulla costa e separata dal cielo da una netta linea indaco all'orizzonte. La strada era stretta, ci passavano appena due macchine sfiorandosi quasi. Da un lato si ergeva una specie di paretina in sassi tirata su a secco, dall'altro la strada terminava direttamente con una discesa di almeno venti metri prima di allungarsi sullo strapiombo di rocce che si gettava a sua volta in mare.
Rosetta continuava a parlare, come una mitragliatrice sputava fuori dicorsi e parole che Dafne non aveva seguito neppure per un istante. "chissà se se ne sarà accorta?" si chiese tra sè e sè "eppure un poco mi sento in colpa: in fondo è venuta a prendermi e mi sta portando nelle mia 'nuova casa'. Non aveva nessun obbligo in questo senso. Magari avrei fatto anch'io lo stesso ma, dopo tanto trattare per pochi euro di spese e affitto, non me l'aspettavo".
"......quindi ci tocca passare di qui finchè non sistemeranno quella dannata frana" disse Rosetta continuando a parlare a raffica.
"scusi? non ho capito bene.." chiese Dafne con aria trasognata ed innocente.

giovedì 17 luglio 2008

capitolo secondo- arrivo

Guardò il mare correre sotto i suoi occhi mentre il treno ripartiva: un immenso abbraccio che si appoggiava sinuoso a carezzare una lingua di spiaggia chiara.
"è la prima volta che vieni qui?" chiese il signore bonario di fronte a lei.
"sì, mai venuta prima. si nota tanto?"
"già, sembri una bambina che guarda un nuovo giocattolo" rispose bonario l'uomo che aveva di fronte.
Sorrise e tornò attenta a guardare il paesaggio che le correva in fianco, rimanendo assorta nei suoi pensieri e nelle sue attese anche quando le gallerie inghiottivano ogni immagine assordandole le orecchie e rimbombandole in testa.
Non passarono molti minuti che l'altoparlante scandì il paese di Patti come prossima fermata. Dafne sussultò, come svegliata d'improvviso dal correre dei suoi sogni, si alzò e, guardando interrogativa il capostazione, si portò verso la sua valigia nel corridoio.
come se fossero stati organizzati da un invisibile coreografo tutti si organizzarono per scendere; Dafne li guardava quasi estasiata: tutti si aiutavano, anche non conoscendosi, a far scendere le valigie.
"dai su! tu non ti muovi? passami la valigia"
Si girò: era il capostazione che la chiamava, era già sceso e le tendeva la mano per prendere la valigia. Si sentì come una bambina imbranata che non avesse mai viaggiato da sola, incapace di organizzarsi per una semplice discesa da un treno. In effetti odiava fare viaggi lunghi o con bagagli pesanti: era sempre riuscita a combinare guai, inciampare, perderli per strada finché rincorreva un treno in ritardo; una volta le si era pure aperta una valigia al check in prima di prendere un aereo.
Prese la valigia e la porse al signore, scoprendo stupita che il signore bassetto che le stava di fronte in realtà era dotato di una forza inimmaginabile: prese e spostò con facilità il borsone e l'aiutò a scendere, oppressa dallo zaino che portava sulle spalle.
salutò e s'incamminò con i suoi bagagli verso l'esterno della stazione.
Si guardò intorno e vide solo sole, un piazzale deserto e spoglio, senza alberi, senza nessuna delle bellezze che s'immaginava ad attenderla.
"Dafne!!" un urlo la raggiunse stridulo all'orecchio destro: una ragazza stava correndo verso di lei, affannata e accaldata, le guance rosse per il caldo sotto la lieve abbronzatura, bassina, le gambe decisamente importanti sbucavano da una gonna a tubo che si fermava appena sotto il ginocchio e le dava almeno 10 anni più di quelli che doveva avere. Gli occhi neri, luminosi e fuggenti squadravano ogni passante tra i passeggeri appena scesi dal treno; i capelli ricci, crespi e ribelli, incorniciavano il viso donandole un aspetto da bambola di porcellana. Quel viso, quel corpo, sembravano talmente diversi da non appartenere alla stessa persona, eppure insieme davano a quella ragazza l'aspetto del tempo che corre e si ferma nello stesso istante: il viso da bimba in un corpo cresciuto per star dietro alla sua stessa impulsività. Un'opera di un artista un po' matto ma con buon gusto.