mercoledì 22 ottobre 2008

omino del tempo 4 lungo

Sono stanca, sono nervosa, tremo. Questa volta non resisto, non ho già resistito. Sto impazzendo e non riesco a fermarmi.
Mi vedo e rivedo la scena: mi guardava, sicuro di essere Dio in terra e mi continuava a dire di no, che quello che dicevo era sbagliato, che non era detto bene. Odio quel dannato sguardo. E odio quella parola: "no".
Ma no che cosa? "No" è una risposta ad una domanda, una negazione motivata di un argomento di discussione comune, non una parola da dire a caso dopo non avermi neppure ascoltata. Vorrei, vorrei, vorrei,... non so nemmeno cosa vorrei: sono talmente furiosa, pazza furiosa, che se ce l'avessi tra le mani non riuscirei neppure a dargliene, tanta è la rabbia.
Devo sfogarmi, e non ne ho modo, accidenti!
Vorrei piangere ed urlare, ma non si fa: è da pazzi.
Vorrei andare a tagliargli le gomme, rubargli le chiavi di casa e incollargliele alla porta blindata, vorrei vederlo chiedere scusa. Scusa sinceramente, vedere che gli spiace essere così profondamente insensibile. Purtroppo so che non succederà mai. E passi per le i primi vorrei, ma per l'ultimo provo davvero un'irritazione tale che vorrei rompere tutto. E tutti.
I miei pensieri vagano mentre le mie mani coccolano il muso morbido e peloso del mio cucciolo, che mi guarda innocente ed ignaro, amante e fedele. Dal suo calore riesco a trarre quella dolcezza e calma che mi permette di avere ancora una stanza ordinata e i libri interi.
Lo strapperei quel dannato libretto, lo tirerei tra le mani fino a rompere ogni fibra di carta, lo brucerei qui, seduta stante. Invece i suoi occhioni mi guardano e tremano, mi squadrano finché tremo dalla rabbia e mi trattengo: trattengo ogni cosa, solo perché lui è qui.
Guardo la strada, come sempre. Guardo il mio lampione, accendersi e spegnersi come i miei pensieri.
Abbandono la vista alla campagna, all'orizzonte scuro della notte.
Quasi quasi esco, il cane con me, prendo aria, espando i polmoni e mi scarico da questo senso di costrizione che mi porta all'orlo della pazzia.
Appena sono in strada lo vedo arrivare, come sempre puntuale. In completo e col bastone.
Ma oggi no, niente omino del tempo: non sono in condizione.
M'incammino spedita e m'inoltro nelle vigne, pregando che non m'abbia vista, mi nascondo tra le foglie di vite che sussurrano secche al vento.

Sento dei passi veloci dietro di me, spostano le foglie, corrono quasi.
Non può essere lui: è lento, ha pure il bastone. Però è anche pazzo: solo uno fuori di testa verrebbe all'una di notte nei campi.

OdT: "buonasera signorina!"
Diamine!! allora sì, è certo: è un pazzo furioso.
Mi giro, lo guardo incredula e frastornata.
Alza il bastone, mi saluta col capo.
G: "Buonasera"
Mi giro e proseguo lungo il filare.
OdT: "perchè tenta di scappare dal tempo?"
G: "scusi?"
OdT: "lei sta scappando, non da me di certo, di me non ha paura."
Questo lo dici tu, caro il mio vecchietto.
Continuo a guardarlo incredula e frastornata.
OdT: " lei è sconvolta, sta scappando nel buio sperando che questo faccia passare più velocemente il tempo che le serve per smaltire quello che le è successo"
ma tu che ne sai? e poi, che te ne frega?
G: "sarà un'impressione: ho solo voglia di stare un po' da sola a prendere aria. Capita"
OdT: "ha gli occhi gonfi come se dovesse piangere, ha le mani che tremano e sta tentando ancora di scappare, di non affrontare nessuna conversazione"
G: "mi scusi se le sembro maleducata, ma non crede anche lei che una persona normale non racconti i fatti propri ad un perfetto sconosciuto?"
OdT: "certo, ma due persone normali non si scrutano all'una di notte e non se ne vanno tra le vigne"
G: "il cane ha bisogno di terra, non ho chiesto a nessuno di venirmi a cercare, nemmeno a lei"
Sarò scortese ma ha iniziato lui.
OdT: "è vero: non mi ha chiesto nulla. E' venuta direttamente a cercarmi"
Ora ho trovato con chi infuriarmi, in fondo questo vecchietto impiccione e superbo è quasi quasi un imprevisto utile.
G: " mi scusi? non ho mai inseguito nemeno gli uomini e dovrei iniziare da lei? ma per chi mi ha preso?"
OdT: "Ieri sera è scesa a salutarmi e oggi si sta incaminando sulla strada che faccio di norma per andare a casa"
G: "cosa scusi?"
OdT: "questa strada, in fondo ai prossimi filari, porta a casa mia, poco vicino al guado. Saranno sì e no 15 minuti di strada"
Accipicchia, ha ragione! La sera poi s'incamminava sempre per le vigne, e io che ci sono andata per abitudine a portare il cane a fare i bisogni.
Non ha comunque vinto lui: non lo seguivo. Punto. Scappavo, solo su questo ha ragione.
Scappavo da me stesa.
G: "Non ci avevo pensato. Son qui per abitudine."
OdT: "All'una di notte..."
G: " Avevo bisogno di aria. Finito l'interrogatorio?"
OdT: "E' da un pezzo che non faccio più io le domande. E' lei che le pone. A sè stessa per di più"
Già stasera sono acida, mi mancava giusto il mezzo psicologo per farmi impazzire del tutto.
G: "Guardi, tolgo il disturbo così siamo a posto."
OdT: "Va bene, mi dica solo chi è"
G: "Un professore"
OdT: "Il nome"
e' anche perentorio nelle richieste, il signorino.
G: "XXX XXX. E ora?"
OdT: "E ora buonanotte, a domani."
G: "Arrivederci"


A me fa paura. Non è normale e sa troppe cose. Non so come, ma ne sa davvero pericolosamente troppe.

Spero non a domani, lo spero proprio, omino del tempo.