giovedì 29 maggio 2008

Tu chiamale, se vuoi.... emozioni

Oggi mi ha scritto un amico caro, che non sentivo da tempo: sapevo che aveva problemi a casa (come d'altro canto da parecchi mesi a questa parte) e non mi sono fatta sentire. Ammetto di essere stata egoista (mi capita spesso) e di non aver pensato a mandargli neppure un messaggio (che in fondo mi sarebbe costato meno di 5 minuti della mia vita) ma ho come scusante che non sono mai riuscita a sopportare come lo trattavano i suoi, non l'ho mai nascosto perché non riesco a mentire, e chiamandolo gli avrei solo creato problemi (so che sembra impossibile ma è così, succede ancora all'alba del 2000).
Oggi il suo sms: rapido, conciso, sofferente e dolce allo stesso tempo. Solo poche parole: "se n'è andato". Sappiamo entrambi chi, sappiamo entrambi come; non c'era bisogno di aggiungere altro: ovvio che sta male, ovvio che ha sofferto e che soffrirà ancora di più nei momenti a venire.
Quello che mi stupisce, e che non è per nulla ovvio, è la mia reazione: mi si è gelato il sangue nelle vene, ho avuto il magone, lo stomaco si è fatto pesante e avrei avuto voglia di piangere e urlare.... ho fatto persino fatica a trovare le parole per mandargli un sms (e chi mi conosce sa che è molto difficile che io non trovi qualche parola carina).
Perché mai, dico io, dovrei reagire così? in fondo era una persona che non conoscevo, che ha fatto male al mio amico più volte, che non stimavo (ed era un fatto noto),...
Non c'è nulla di razionale: non soffro per la perdita, semmai soffro perché una persona che mi è cara sta passando un periodo bruttissimo, ma non ha senso comunque.......
Come posso aiutarlo così? Se soffro io, soffre un po' meno lui? no, non funziona così: in quel caso sarei felice di disperarmi e togliergli un po' di carico dalle spalle. Riesco a capirlo meglio, ad essergli più vicina, a sostenerlo? no, nemmeno questo: penso alla mia disperazione e non ho la più pallida idea del punto da cui partire per lenire il dolore, egoista come sempre....... eppure non riesco a togliermi questo dannato senso di vuoto che vorrei colmare, come se dovessi creare un po' di calore solo per mandarglielo, così che se lo possa tenere vicino quando si sentirà solo, che lo possa abbracciare quando avrà bisogno di stringere forte qualcosa per credere nel futuro.
Vorrei tanto regalargli il tempo che annebbia i dolori e li rende sordi, continui ma accettabili. Vorrei donargli la certezza che non cambierà nulla, che non dimenticherà, che sorriderà sempre nei ricordi, ma non posso fare neppure questo.
Vorrei avere la capacità di chiamarlo ed essere davvero d'aiuto, ma non lo so fare: non ora, non nel momento in cui il dolore fa i conti con la forza dei sentimenti.
Solo una cosa so fare e per fortuna mi riesce ancora abbastanza bene: esserci quando chiamerà, quando avrà bisogno della spalla su cui piangere, e quando i mille conoscenti si saranno dimenticati che la sofferenza non è un gioco di pochi giorni, ma un incubo che ci portiamo dietro negli anni.
Forse un giorno potrò aiutarlo a costruirsi di nuovo i suoi sogni; farò di tutto per averne la forza.
'notte

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