sabato 4 aprile 2009

Forever trust in who you are

so close, no matter how far, couldn't be much more from the heart.
Mi chiami, so che sta per succedere qualcosa. Il telefono non suona mai per caso: ha un suo particolare modo di dimenticarsi la suoneria da solo, quasi fossimo due esseri separati e distinti. Il destino di uno in funzione dell'altro: due persone, due animi, due tempi.
Siamo ancora qui a sorriderci senza capire cosa davvero ci unisca.
Siamo qui a sostenerci perchè il mondo crolla, si fa pioggia sotto troppi pensieri, sogni, speranze.
Non crediamo più nell'amore ma forse crediamo che una forza segreta sia nell'animo di pochi simili.
O forse non sappiamo neppure noi in cosa credere.
O non vogliamo credere di essere poi così simili.
Qualcuno diceva che dentro di noi c'è qualcuno che sa sempre tutto.
Io la chiamo coscienza. La chiamo, ma in realtà non ci parliamo molto: più che altro non l'ascolto.
Non mi serve: ascolto te. Sai cosa dirmi e come e, forse, io ti sono speculare.
Siamo talmente uguali che non ci siamo saputi dimenticare uno per l'altra.
Ma cercarsi nei pensieri, nei gesti, nei ricordi è bello come sognare.
Ho la tua voce nei pensieri, il telefono in mano.
Ho bisogno di te nel momento in cui mi chiedi aiuto, non c'è simmetria più completa.
Mi chiedo ancora cosa sia che rende il tempo così scivoloso, i sogni impalpabili.
Non c'è pioggia più triste del pianto, ma tu non piangi.
Ti ascolto, non parli: il nostro non è un silenzio, è un sottinteso di pensieri che ci sono già noti.
Il saluto è monco: non riesco a colmare i tuoi vuoti, non so farlo.
Se hai bisogno, il mio sorriso te lo cedo volentieri. Alla prossima.

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