martedì 18 novembre 2008

omino del tempo 5

Sono distrutta, di una stanchezza quasi inumana, ma ho iniziato questo lavoro e devo costringermi a finirlo: diventa una questione di autostima, di orgoglio personale. Devo per una volta seguire i miei desideri e arrivarci in fondo. Ho passato una giornata intera a dire vorrei e ora posso: basta finire il lavoro, dai , ce la posso fare.
Se non altro perchè ho sporcato dappertutto: tutta questa carne gocciola, accidenti! Mi sto quasi pentendo di quello che ho appena fatto: ho le mani ancora sporche di sangue e mi viene la nausea a pensare che tutta questo era vivo, fino a ieri. Mi sento un'assassina, in colpa con me stessa e arrabbiata con il destino.
E poi fare questo lavoro di notte, di nascosto perchè non mi vedano, non mi piace. Dovrò pulire tutta la notte e l'idea di lavare il rosso del sangue dalle pareti non m'ispira proprio per niente. Chissà come si pulisce poi...
Mi sa che mi conviene dargli una mano di bianco, in fondo in 12 ore si asciuga. Ne ho quasi 15 prima che tornino i miei dalle vacanze, 15 ore per rendere la casa normale, la mia persona insospettabile.
Le fiamme del camino non sono rassicuranti in una villa come la mia la sera, specie quando si è da soli e con un cadavere in mano. Sarà che il cane guaisce, ma quasi quasi mi faccio un giro per campi. E poi è passata l'una: il pazzo omino del tempo stavolta non può vedermi.
Quasi quasi esco così, sudata e con la canotta sporca di sangue: sarà anche un rischio, ma di un faccino come il mio non pensa mai male nessuno.
Tanto l'unico pazzo nei dintorni è proprio lui, nessun altro esce a quest'ora.

Non faccio neppure tempo ad uscire dal cancello che me lo trovo davanti, impettito e con lo sguardo accigliato.
Ma che fa? M'aspetta al varco ora? E non posso neppure scappare! come faccio a tornare indetro ora?

"Buonasera" mi saluta come se fosse normale vedere una persona uscire di casa sporca e bagnata di rosso.... Io non mi sento nella norma, ma nemmeno lui ci scherza.
" 'sera" taglio corto e tento di svicolare, magari c'è buio e non mi ha vista.
"Lei scappa tutte le sere? Cosa mi nasconde questa volta?"
Che diamine vuoi che ti nasconda! Me lo chiedi anche? Mi hai vista benissimo che sono sporca di sangue e che sto tremando perchè mi fai paura, e me lo chiedi ancora?!?!?
"Beh, non mi sono cambiata prima di uscire e mi vergogno un po' "
Tagliamo, poche spiegazioni e via, non ti voglio vedere per più del tempo necessario alla mia fuga: da te, dal passato, da tutto.
"Mi spiace che le dia disturbo il mio averla aspettata"
"Non si preoccupi, è solo una sorpresa"
"Ha ragione è sconveniente, ma vede sono venuto per un motivo ben preciso: innanzitutto volevo essere carino con lei che mi ha aspettato sulla strada di casa ieri..."
Carino un corno! Lo sai benissimo che non ti aspettavo! E poi dicono che i vecchi non son sadici...
"... e poi volevo farle vedere questo"
Si gira e tira fuori dal mantello un giornale: in prima pagina campeggia il titolo "professore universitario ammazzato a coltellate".
Prendo paura: la foto che è giusto sotto rappresenta una parete, colma di sangue, sporca come se qualcuno si fosse messo a lavorare giusto lì in fianco, un paio d'impronte di mani sovrastano la macchia a spruzzo, che poco più in basso lascia il posto ad una macchia uniforme che si allarga verso il basso per terminare in una pozza a livello del pavimento.
Sembra tremendamente il pezzo di muro che ho sporcato giù, ci somiglia in maniera impressionante.
"Signorina, si sente bene?"
"Sì, sì. Chi hanno ucciso?"
"Come non lo immagina?"
E perchè mai dovrei immaginarmi qualcosa del genere? Inorridisco solo all'idea che qualcuno possa piangere, figuriamoci pensare ad un omicidio.
"No, sinceramente certe cose sono ben lungi dai miei pensieri"
"Il morto è il suo professore, Xxx Xxx. Ricorda? Me ne ha parlato giusto ieri..."
Non capisco più niente, non vedo più niente, le orecchie mi ronzano e la sua voce è lontana: se non mi riprendo ho meno di 10 secondi prima di svenire e non posso, non devo perdere i sensi.
, forza, coraggio, posso farcela: sarei da sola, niente difese, niente fuga, inerme con lui.
Panico.
Tachicardia.
Il respiro si fa sempre più profondo e difficile, ma l'aria c'è: ci vedo, sono in piedi, sono cosciente.
"Le ho detto solo il suo nome, non ho detto nient'altro. Mi spiace che sia morto"
Ora però mi sento svuotata: non ho più forze, devo andarmene. Ora. Subito.
"davvero? è per questo che fugge coperta di sangue?"
La paura, la rabbia, la vergogna si fondono e formano una cosa sola. Un respiro. Mille pensieri. Una risposta: glaciale e distaccata.
"Nessuno le ha detto che questo sia sangue. Sono uscita per prendere aria, è mio diritto e non è un mio dovere dover sempre rispondere alle sue fastidiose quanto infondate insinuazioni"
Perfetta. Stronza al punto giusto. Glaciale e formale: ferma e decisa. Fatto.
"Giusto. Non è a me che deve rispondere"
A nessuno se è per questo. Non ho fatto nulla di cui mi stia pentendo.
Ora ti lascio ai tuoi pensieri maligni e perversi, e me ne vado a pulire il lago di sangue che ho lasciato giù, come una brava donnina di casa.
"Con questo le auguro buonanotte e vado a finire un paio di faccende"
"La lascio alla sua lunga notte. Si ricordi solamente questo: non mi vedrà più, ma sarò un ospite fisso dei suoi pensieri e dei suoi incubi, fraterno alleato della sua coscienza"

Mi fa paura: è sadico, intelligente e informato. Troppo di ogni caratteristica: è pericoloso.

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